GLAUCO MAURI

INTERVISTA ALL'ATTORE E REGISTA

Foto Glauco Mauri

"Maestro, il Rapporto Federculture 2013 parla dell'8% di spettatori in meno a Teatro in un anno, facili Cassandre evocano da sempre la morte del Teatro: qual è secondo Lei il futuro del Teatro?"

"Io sono convinto, non perché sono ottimista, sono convinto che il Teatro, siccome è l'unica forma in cui un essere umano parla degli altri esseri umani, senza schermi, senza altri filtri tecnici, io credo che sia una cosa eterna che va al di là della tecnica e dei secoli.. non voglio essere troppo ottimista e poi bisogna vedere come ci si intende nel Teatro, generalmente alcuni pensano all'arte per l'arte, io penso che a Teatro bisogna pensare all'arte per la vita perché diceva Brecht una frase bellissima: "tutte le arti contribuiscono all'arte più importante, l'arte del vivere". Io credo che il Teatro sia l'arte del vivere, una delle arti del vivere. Appunto per questo credo sia una di quelle arti che continuerà a vivere nonostante le burrasche dei secoli"

"Qual è la Sua personale definizione di Teatro?"

"Il Teatro è una di quelle forme di comunicazione in cui l'uomo comunica all'altro uomo in maniera diretta e il fatto che un essere umano comunica a un altro essere umano emozioni, a volte gioiose, a volte drammatiche, crea una rispondenza tra esseri umani. Dicevano i nostri vecchi che ogni pubblico ha lo spettacolo che si merita. Io quando ho cominciato dicevo "ma che presuntuosi sono!". E' vero, perché uno spettacolo, il Teatro, si fa in due: noi che siamo sul palcoscenico, in una piazza, in una via, su un terrazzo, dovunque siamo e il pubblico, tanto è vero che lo spettacolo diventa di sera in sera diverso a seconda della corrispondenza amorosa che c'è tra pubblico e attori, interpreti"

"Si riconosce più nel Mauri interprete o nel Mauri regista?"

"Non saprei dirlo veramente, io mi diverto più a fare l'interprete però sono due cose che si fondono insieme. Io ho cominciato a fare la regia abbastanza tardi, più per necessità, quando ho cominciato a formare una compagnia in cui c'erano pochissimi soldi, mi sono rimboccato le maniche - avevo già fatto alcune esperienze - e ho cominciato a fare regia ma anche prima, avevo fatto personaggi molto importanti, profondi, diretto da grandi registi, mi ero sempre fatto una regia mia, particolare, dei personaggi che interpretavo. Quindi ci sono arrivato in maniera graduale e non ho avvertito questa grande differenza tra attore e regista, però essere interprete è una ginnastica psicofisica che si fa che è meravigliosa, il regista non ha il contatto col pubblico che ha l'interprete e questa è una cosa che diversifica molto le emozioni tra essere interprete ed essere regista"

"Attraversiamo un momento di profondissima crisi sociale prima ancora che politica ed economica...quali a Suo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?"

"Abbiamo avuto uno sgretolamento di quella che significa la civiltà del vivere, io sono stato forgiato da un grande scrittore da ragazzo, ho cominciato giovanissimo a leggere Dostoevskij che mi ha insegnato una cosa fondamentale: comprendere. Ecco, oggi come oggi c'è una mancanza di comprensione che secondo me dovrebbe essere alla base dell'esistenza civile tra uomini. Io credo che abbiamo avuto degli esempi, li abbiamo continuamente degli esempi, di tale volgarità umana, e questa a lungo andare, picconata dopo picconata, calcetto dopo calcetto, ha sgretolato anche certe convinzioni e certe personalità che potevano avviarsi a mete migliori. Oggi come oggi i giovani - io amo i giovani, sono un vecchio ma credo di essere più giovane di tanti giovani perché amo il futuro, amo il progresso, amo la novità - però noi, almeno la mia generazione, ha dato e stiamo dando ai giovani degli esempi pessimi. Guardiamo cosa succede con i politici, con queste continue litigate, con queste continue inciviltà espressive, nel senso umano proprio.. non aiutiamo i giovani a crearsi un mondo migliore per ora"

"Qual è la qualità più bella che ricerca negli attori che lavorano con Lei, nelle persone in generale?"

"La verità, la paura di non sbagliare. Non bisogna mai barare, essere se stessi - cosa significa poi sbaglio in Teatro è difficile dirlo. Vale più un grosso sbaglio che un successo azzeccato per caso. Non aver paura di sbagliare. Anzi, gli sbagli sono a volte meravigliosi. Ti aprono delle porte, ti fanno capire delle cose che un successo non ti fa capire"

"Quali sono i Suoi prossimi progetti?"

"Il nostro prossimo anno riprenderemo a Torino il nostro Beckett, "Da Krapp a Senza parole", poi faremo per la prima volta, con debutto al Teatro della Pergola il 28 gennaio, una mia libera riduzione da un film di Tornatore che è "Una pura formalità", fatto nel '94, un film poco conosciuto di Tornatore che mi fatto germogliare dentro dei sentimenti, che mi ha ispirato"

"Che consigli darebbe ad un giovane attore o una giovane attrice?"

"Il Teatro sta vivendo un momento difficile. Io ho vissuto tanti anni, ho fatto sempre Teatro, ho vissuto momenti difficili, ho cercato di continuare. E' un mestiere pieno di difficoltà però è forse il lavoro più bello del mondo"

Glauco Mauri

LA BIOGRAFIA DI GLAUCO MAURI

Glauco Mauri è nato a Pesaro nel 1930. Nel 1949 entra all’Accademia di Arte Drammatica di Roma diretta da Silvio D’Amico, tra i suoi insegnanti: Orazio Costa, Wanda Capodaglio, Sergio Tofano, Mario Pelosini.

Debutta da professionista nel 1953 nel Macbeth di Shakespeare diretto da Orazio Costa. Nel 1954, diretto da André Barsaq, ottiene un grande successo personale nel ruolo di Smerdjakov ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Nel 1957 è con Renzo Ricci in Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill. Lavora per alcuni anni con la compagnia Proclemer-Albertazzi.

Nel 1961 fonda con Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati (a loro si aggiunge in seguito Mario Scaccia) la Compagnia dei Quattro, gruppo artistico che ha rappresentato una forza innovativa e significativa nel panorama teatrale italiano. Con la regia di Franco Enriquez è Bèrenger nella prima rappresentazione italiana del Rinoceronte di Eugène Jonesco. Con la Compagnia dei Quattro porta in scena nei più grandi teatri italiani Shakespeare, Beckett, Pasolini, Marlowe-Brecht, Del Buono, Codignola, Garcia Lorca. Diretto da Luca Ronconi è protagonista nell’Orestea di Eschilo al Bitef di Belgrado, alla Sorbona di Parigi e alla Biennale di Venezia.

Ha lavorato con i maggiori registi italiani ed è stato protagonista nei più grandi Teatri Stabili italiani. Fra gli autori più amati Shakespeare, Dostoevskij, Beckett, è il primo Krapp italiano de L'ultimo nastro di Krapp e il primo a portare in Italia Atto senza parole.

Glauco Mauri con Roberto Sturno nel 1981 fonda la Compagnia Glauco Mauri, divenuta poi Mauri–Sturno. Il signor Puntila e il suo servo Matti di Bertolt Brecht, da loro interpretato, con la regia di Egisto Marcucci, è il primo spettacolo prodotto. E' interprete, con Roberto Sturno, e cura la regia di: Edipo Re – Edipo a Colono, Filottete di Sofocle e Philoktet di Heiner Müller, Re Lear e Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.

E' interprete e regista di Una vita nel Teatro di David Mamet e Il canto del Cigno di Anton Cechov, del Don Giovanni di Molière, di Dal silenzio al silenzio, atti unici di Beckett. Firma la regia del Riccardo II di Skakespeare, e de L'Idiota di Doestoevskij, protagonista dei due spettacoli è Roberto Sturno. E' Martino Lori in Tutto per bene di Luigi Pirandello con la regia di Guido De Monticelli, lo spettacolo totalizza 316 repliche in 93 città italiane. Rimette in scena e interpreta Edipo Re – Edipo a Colono di Sofocle, lo spettacolo realizza in due stagioni consecutive 304 repliche. Nel 1996 inaugura la stagione lirica del Comunale di Treviso come regista del Macbeth di Giuseppe Verdi con la direzione di Donato Renzetti. Nel ruolo di Prospero, e con Sturno nel ruolo di Calibano, mette in scena La Tempesta di Shakespeare che replica per 323 volte nei maggiori teatri italiani. Con Re Lear (1985), Faust (1986), Edipo Re – Edipo a Colono (1996), la compagnia vince il Biglietto d’oro Agis, riconoscimento assegnato allo spettacolo di prosa più visto dell'anno.

Dal suo debutto ad oggi ha sempre partecipato a tutte le stagioni teatrali recitando più volte in spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa, al Teatro Romano di Verona, e poi al Festival di Spoleto, di Benevento e di Asti. Ha interpretato ben 24 diversi ruoli shakespeariani, fra gli altri: Shylock, Prospero, Petruccio, Macbeth, Re Lear, Riccardo II, Riccardo III, Tito Andronico, Bottom. Nel 1997 è Direttore Artistico del Teatro Olimpico di Vicenza. In ambito cinematografico è interprete principale ne La Cina è vicina di Marco Bellocchio, e ha preso parte ai film: L'ospite di Liliana Cavani, Profondo rosso di Dario Argento, Ecce Bombo di Nanni Moretti.

In televisione è stato fra i protagonisti della stagione d’oro dei grandi “sceneggiati” trasmessi dalla RAI, fra le molte partecipazioni da ricordare un grande successo personale con I demoni di Dostoevskij, I Buddenbrook di Thomas Mann e con Coralba; numerose anche le sue partecipazioni a produzioni radiofoniche. Nel 1998 interpreta Enrico IV di Pirandello diretto da Maurizio Scaparro, ed è ancora regista del Macbeth di Verdi con la direzione di Gustav Khunn al Teatro San Carlo di Napoli. Sua la regia de Il Rinoceronte di Eugène Ionesco, nel quale interpreta il ruolo di Jean mentre il protagonista Bèrenger è Roberto Sturno. Nel 1999, dopo quindici anni affronta per la seconda volta da regista e protagonista Re Lear di Shakespeare. Nel 2008 cura l’adattamento e mette in scena Il Vangelo secondo Pilato di E-E Schimtt, tratto dal fortunato libro dell’autore francese. Mette in scena, L’inganno (Sleuth) di Anthony Shaffer; questi ultimi due spettacoli, con Roberto Sturno coprotagonista, rimangono sulle scene italiane per due stagioni consecutive. Nella stagione 2011/2012 e 2012/2013 è Papà Briquet in Quello che prende gli schiaffi, sua la regia e la libera versione tratta dall’omonimo testo teatrale di Leonid Nikolaevič Andreev.

Nel 2013, insieme a Roberto Sturno, porta nei teatri italiani Da Krapp a Senza parole, quattro atti unici di Samuel Beckett preceduti da Il Prologo, una citazione delle battute e delle osservazioni di Beckett sulla vita e sul teatro. Nel 2014 metterà in scena Una pura formalità, suo adattamento dal film di Giuseppe Tornatore.

Glauco Mauri, oltre ai numerosi premi per la sua attività artistica, è "Grande Ufficiale", Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferitagli dal Presidente Scalfaro, e Cittadino onorario della sua città, Pesaro.