Intervista al Direttore artistico del Teatro del Lemming

Massimo Munaro

INTERVISTA A MASSIMO MUNARO


1) Facili Cassandre evocano da sempre la morte del Teatro... come immagina il futuro del Teatro?

Penso che sia importantissimo per la società che la tanto evocata morte del Teatro rimanga sempre un temibile presagio destinato a non trasformarsi mai in realtà. Credo, infatti, che sia fondamentale per chi fa teatro continuare a lottare e a difendere questa forma d'arte, poiché ormai è tra le poche forme di comunicazione autentica che possediamo; l'ultimo mezzo, forse, che ci ricorda che esistiamo in quanto esseri umani, e, in quanto umani, necessitiamo di incontrare gli altri e confrontarci con essi sensorialmente, attraverso la nostra carne, i nostri occhi, i nostri odori...
In una società in cui i legami sono sempre più virtuali, il teatro rappresenta davvero uno degli ultimi luoghi rimastici per "fare esperienze". Personalmente, di fronte alle condizioni sempre più difficili in cui si ritrova chi svolge una professione teatrale, ho deciso assieme al mio gruppo di rilanciare in modo ancora più forte e affermativo il bisogno della sperimentazione e della ricerca teatrale, dando avvio ad un Centro Internazionale di Produzione e Ricerca in grado di ospitare ed accogliere con rispetto e cura le proposte più inedite e sperimentali del panorama internazionale, permettendo così al pubblico di entrare in relazione con un teatro vivo, presente e attuale.

2) Qual è, a Suo avviso, il male principale del Teatro italiano contemporaneo?

Credo che il problema più grande del teatro italiano contemporaneo sia quello di non dare il giusto spazio e la giusta importanza al "sottosuolo teatrale", alle realtà che cercano di rinnovare i linguaggi e di praticare un teatro in grado di parlare alla contemporaneità e ai giovani. L'Italia purtroppo è un paese in cui mediamente un ragazzo associa alla parola teatro i testi scritti di Pirandello, Sofocle, Shakespeare e che pensa alla messa in scena come una mera riproposizione del testo tale e quale a come è scritto, con un fedele rispetto delle didascalie dell'autore. Un'idea del genere, ovviamente, non può far altro che allontanare in lui il desiderio di recarsi a teatro. In Italia impera ancora il teatro/museo, quello dei cartelloni sempre uguali, dei grandi nomi della televisione, delle riproposizioni. Il teatro vivo viene classificato come off, under, marginale al sistema, non riconoscendo né il potere trasformativo che è insito in esso né la sua capacità di dialogare con i giovani e accenderne il pensiero critico.

3) Cos'è per Lei il Teatro? Ci dia una Sua personalissima definizione

Credo che il teatro sia innanzi tutto un profondo e coraggioso atto politico. Sempre. Un atto politico nel senso di dedicato e rivolto ad una polis che necessita e desidera vedersi riflessa nello specchio distorto di se stessa, trovarsi per una durata di tempo prestabilita senza certezze precostituite e vacillare, per poi scoprirsi trasformata, in subbuglio, ricca di pensieri e più viva di prima.

4) Qual è stato l'incontro che ha segnato maggiormente la Sua carriera?

Direi, naturalmente e semplicemente, quello con i miei compagni.

5) Quale consiglio darebbe ad un giovane attore o attrice?

Da molti anni realizzo laboratori teatrali in tutta Europa oltre che in Italia e mi capita spesso di imbattermi in ragazzi che frequentano delle accademie e sono scontenti del lavoro che viene loro proposto. Per questo mi sento di consigliare ai giovani attori di frequentare il più possibile chi fa teatro, di seguire workshop e laboratori, di entrare in contatto con le diverse metodologie di lavoro e di training, di conoscere dal vivo il teatro. Solo così potranno capire qual è la strada che vogliono seguire, qual è il metodo e la poetica a cui sentono di aderire, cos'è che loro veramente vogliono e desiderano dal teatro.

6) Qual è il Suo sogno teatrale nel cassetto?

Ho cominciato da qualche tempo a lavorare sulle Metamorfosi di Ovidio. E' un'impresa davvero enorme... anche perché io immagino di realizzare davvero una sorta di opera totale nella quale immergere un gruppo di spettatori in uno spazio labirintico e davvero metamorfico... Fare in modo che gli spettatori si smarriscano in infinite stanze in costante mutazione..... E' un sogno produttivo che presto, spero, cercherò di fare diventare realtà.