"TEATRO D’ARTE PER TUTTI"?

Riflessioni su un'utopia artistica e sociale

"Pensare di fare oggi del Teatro per il Teatro, di chiuderci ancora una volta nelle torri di avorio della pura estetica, ignorando il dramma e spesso la tragedia dell'umanità contemporanea nella quale il teatro non può essere espressione, per la quale il teatro è servizio, significa, a parer mio, essere ancora più che insensibili o autolesionisti." - Paolo Grassi

Paolo Grassi Giorgio Strehler

Ha ancora senso pensare ad "Un Teatro d’Arte per tutti", come nel 1947 quando, all'insegna di questo ambizioso programma, ebbe inizio la storia del Piccolo Teatro Grassi di Milano? Non esisteva ancora la televisione, che già dopo pochi anni sarebbe giunta ad ammaliare e rubare pubblico al Teatro ma anche al Cinema.

Sono ormai pure lontani gli anni in cui le avanguardie teatrali si spingevano a portare i propri spettacoli nelle fabbriche. Anche perché sono pressoché scomparsi operai e fabbriche, traslate in nuovi e più favorevoli contesti economici e demografici.

Se non sentiamo l'urgenza e la necessità di mobilitarci, il Teatro giacerà presto tra le reminiscenze e le anticaglie di un passato glorioso ma incapace di parlare all'uomo d'oggi, all'uomo della strada. Diverrà il passatempo di elites illuminate, avulso però dalla quotidianità delle masse, sempre più sazie di TV e nuovi media.

"Urge che il Teatro ritorni a essere qualcosa di vivo, di forte, che turbi i cuori inerti: una doccia al servizio dell'igiene morale, una doccia, un esercizio, un combattimento" scriveva José Ortega y Gasset già nel lontano 1930.

Oggi, nel 2015, basterà?

"Ha ancora senso, anzi, di più - Ci vuole un Teatro che riesca a distogliere la gente dalla ormai, purtroppo, banalità della televisione che, come ai tempi dei romani, con le arene, propinava spettacoli anche feroci pur di distogliere la comunità dai veri problemi che viveva. Oggi non vedo differenza. Ci vuole un Teatro sociale, ci vuole un Teatro di vera cultura, ci vuole un Teatro, soprattutto, di formazione sociale, visto che le istituzioni ci danno solo e soltanto esempio di volgarità. "TEATRO PER TUTTI" - Enrico Ancona, Martina Franca

"Oggi più che mai, in una società che ha abbandonato la scuola e la cultura creando un'ignoranza di ritorno tra le giovani generazioni e non solo, il Teatro come ancora di salvezza. Contro una televisione sempre più banale un Teatro per tutti che faccia sognare, discutere, riflettere" - Mirella Vittoria Soldini, Fabrica di Roma (VT)

"Penso che abbia senso pensare ad un Teatro per tutti! Per contrastare l'appiattimento della società e l'assoggettamento ai mass-media. Il Teatro può ricreare lo spirito critico che si è perso" - Anna Crescenza, Cisternino

"Il Teatro può e deve sopravvivere solo se viene operato un cambiamento radicale. Il Teatro non può vivere senza contributi, pubblici o privati, ma deve anche saper razionalizzare le risorse e saper anche cercare tutte le vie possibili per autosostenersi. Troppo spesso si vedono direttori di teatri che non hanno la minima competenza manageriale per gestirli. Inoltre, le stagioni e i cartelloni devono proporre spettacoli INTERESSANTI e DI QUALITA', attuali, che stimolino il pubblico e non delle palle mostruose che stimolano solo l'ego di chi li mette in scena. Infine, il Teatro va introdotto a scuola come materia di studio, come nei paesi anglosassoni: perchè c'è educazione artistica e musicale e il Teatro no?? Il Teatro è uno strumento fondamentale nello sviluppo della personalità dei singoli e nell'apprendere come lavorare in gruppo, è un mezzo utilissimo nell'educazione degli adolescenti, perchè non usarlo??" - Laura Tanzi, Milano

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