"L'AMICO DEL FUHRER"

IL LIBRO RIVELAZIONE DI ORAZIO SANTAGATI

L'amico del Fuhrer Hitler romanzo

"A distanza di più di mezzo secolo dalla morte di Adolf Hitler, il mito del Führer continua a terrorizzare e scandalizzare le coscienze come una ferita aperta, virulenta, mai rimarginata. Troppo malvagità, infamia, tracotanza, incarnate in un solo uomo.

D’altra parte è indispensabile aprire gli occhi su quanto fascino il personaggio riesca tuttora a irradiare attraverso gesta e parole sulle nuove generazioni, uomini e donne nati alla fine dell’incubo nazista e lontani anni luce dalla follia della guerra. Troppo semplice parlare di nostalgici e fanatici. Hitler conserva quel pericoloso carisma che da vivo gli consentì di raggiungere il potere e di soggiogare un’intera nazione trascinandola nel vortice dell’antisemitismo.

Che Hitler sia stato un personaggio altamente carismatico è un dato di fatto accettato da storici, commentatori e interpreti. Esercitava un fascino particolare sulla gente, questo si diceva all’epoca della sua ascesa. E ciò è testimoniato dai successi come oratore, affabulatore e agitatore. La Germania s’innamorò quindi di Hitler e seguì acriticamente il delirio di potenza e violenza ordinato dal capo, senza remore o scrupoli.

Ancora oggi scaffali di librerie e palinsesti televisivi sono congestionati da biografie e indagini sul personaggio, documenti spesso sterili o insensatamente condiscendenti, a testimonianza dell’inalterabile successo dell’oscuro dittatore.

Orazio Andrea Santagati non appartiene alla pericolosa e folta schiera dei nostalgici. Conosce infatti la storia e se ne preoccupa mettendo in gioco responsabilità ed empatia. Sente a tal punto il dolore del crimine abnorme incarnato dal nazionalsocialismo da patirne l’angoscia e l’invincibile assurdità. E da scrittore affronta il problema con l’unica arma a disposizione, col coraggio della fantasia. Immagina quindi il paradosso, la più incredibile e tremenda delle possibilità… L’occasione di potere evitare l’Olocausto, fermare Adolf Hitler incrociandolo a Vienna poco più che adolescente, quando da pittore autodidatta cercava di sbarcare il lunario e costruire un futuro non ancora intaccato da ideali razzisti e superomistici. E per affrontare tale viaggio nell’ignoto l’autore si presta al gioco di motivi sottilmente paranormali lambendo il racconto esoterico e l’intrigo del romanzo fantastico, intreccia realtà e fantasia in un ordito di esperienze commoventi, di grande tensione romantica. È solo il pretesto, la chiave di volta, per entrare in contatto con l’anima dell’uomo, la mente del giovane che da lì a pochi anni si sarebbe trasformato nel Kaiser, il simbolo del male. Da qui il titolo dell’opera che a molti potrà apparire sconvolgente, emotivamente insopportabile. L’Amico del Führer… Un lemma forte, spiazzante, che suggerisce angoscia e orrore. Come può Andrea, il protagonista del romanzo, avvicinare Hitler? Conquistando la fiducia, imparando a conoscerlo, diventando suo amico e confidente. Ecco la fosca personalità del giovane Führer profilarsi più nitida, reale, e i contorni quasi umani di un’anima materializzarsi tra le pagine cariche di emozioni del romanzo.

Tra mistero, parapsicologia e patafisica, Santagati affronta il più complicato e affascinante rischio della scrittura, ricostruire la storia, nel senso di reinventarla a partire da elementi veri, documentati, calandosi anima e corpo nel racconto sino alla completa simbiosi. Ed è così che il romanzo riesce a parlare con maggiore chiarezza e partecipazione della storiografia fornendo ragioni emotive, suggestioni narrative, fisionomie reali, di ciò che è stato, o sarebbe potuto essere. Altro che restaurazioni digitali di filmati d’epoca, ricostruzioni in 3D! È la letteratura a dare vita ai personaggi, la sensibilità dello scrittore ad animarne e drammatizzarne le intenzioni… E senza letteratura non c’è riflessione, pensiero critico, fantasia. Gli stessi elementi che Hitler cercò di cancellare dalla sua Germania ideale in un folle disegno di presunzione e arroganza foriero di morte. E come potere sostenere il disegno di un pittore notoriamente fallito e incapace come Adolf Hitler? Chiudersi nel disdegno serve purtroppo a ben poco. Occorre sporcarsi le mani, bagnarsi lo spirito, fissare gli occhi allucinati del male, così come ha fatto Santagati in questo testo più che avvincente e sincero". Noa Bonetti