Intervista al docente di Discipline dello Spettacolo dell'Università di Napoli

Ettore Massarese

ETTORE MASSARESE


1) Prof. Massarese, facili Cassandre evocano da sempre la morte del Teatro... come immagina Lei il futuro del Teatro?

"Non lo immagino perché una qualsivoglia mutazione antropologica vi sarà registrata e ogni mutazione può essere imprevedibile; tuttavia se devo immaginare un'evoluzione estetica verso una qualche direzione, dico che le inferenze tra codici sono la strada maestra (cinema, romanzo e soprattutto, sempre, poesia) sperando che l'evoluzione tecnologica non distrugga l'impianto artigiano e "manuale" della scena che è il sapore e il valore della sua lunga persistenza."

2) Qual è, a Suo avviso, il male principale del Teatro italiano contemporaneo?

"Risposta secca: la pochezza tecnica e intellettuale del corpo attorico, nel diffuso prestito che la televisione crede di poter dare ai corpi di scena."

3) Qual è la Sua personale e poco accademica definizione di Teatro?

"Assemblea, comunità, magico passaggio dal qui ed ora verso l'invisibile e l'oltre."

4) Quali sono le realtà, gli autori e/o gli interpreti che considera più promettenti del panorama teatrale italiano?

"Fossero vivi avrei detto Ronconi, Vasilicò e Bene. Seguo, con interesse, la nuova drammaturgia siciliana: Spiro e Scimone ed Emma Dante."

5) Come è nata la Sua passione per il Teatro?

"Dall'incontro con la mia amica d'infanzia Maria Luisa Abbate, poi Santella, perfezionata con la nascita del Centro Sperimentale accanto a mia moglie Giovanna, Mario D'Amora ed Antonio Neiwiller."

6) Se dovesse scegliere un altro mestiere all'interno del mondo teatrale, quale sceglierebbe?

"Lo scenografo, forse, l'architetto di scena: amerei produrre manualmente le visioni che mi avvengono."