GIORGIO ALBERTAZZI

"LE SCUOLE DI TEATRO NON SERVONO"

Lei è attualmente impegnato nello spettacolo "Cercando Picasso". Come nasce il Suo incontro con la danza?

Giorgio Albertazzi

[ride] Io non ho mai ballato nella mia vita, però questa volta con loro sono in una situazione di divertimento ed eccitazione perché questo non è un balletto, questo di Graham, non è un balletto qualunque, è il migliore complesso del mondo, sono delle interpreti.. Stavamo pensando a Picasso come genio, il genio del secolo, che ha cambiato l'idea dell'arte, del rapporto con la musica. Avevamo un testo di un autore inglese sulle donne di Picasso, è notorio il suo rapporto con le donne come ispirazione, come anche le storie della sua vita, ci sono donne che si sono uccise dopo la sua morte, però poi abbiamo capito che non era il caso, abbiamo scartato questo testo ed abbiamo cominciato, io e Tonino Calenda, a scriverci delle lettere su Picasso. Così è nato il testo, da questa corrispondenza tra me e lui su questo genio, uno dei massimi protagonisti del novecento, che ha inciso per sempre sull'idea dell'arte, della pittura, del rapporto dell'artista con la sua opera. A un certo punto lui ha avuto l'idea: perchè invece di prendere delle attrici non scritturiamo il balletto della Graham che fa le donne di Picasso? Ci interessa dare immagini che in sè siano in qualche modo un riflesso, una visione dell'opera di Picasso, quindi succede che noi facciamo Picasso con Apollinaire, Picasso con Garcia Lorca, Picasso con tutti quelli che erano a Parigi, dove è nata la cultura del diciannovesimo secolo, così è nato.. sono io con loro, basta, che si muovono intorno a me, io mi muovo con loro, faccio Arlecchino, faccio quest'uomo che a 80 anni ha dipinto 370 incisioni erotiche, un mostro di vitalità, di genialità, lo spettacolo suscita entusiasmo credo, è una festa anche con urla, perché c'è l'idea della corrida, del demone...

Quindi Maestro vede un'opportunità per il Teatro nel connubio con la Danza?

Il Teatro ha sempre avuto a che fare con la danza, però in questo caso bisogna parlare di una danza un po' speciale, sono delle interpreti di volta in volta di situazioni picassiane, uno spettacolo anche vizioso, una performance che nasce dalla mia idea.. la giovinezza non ha età, la ricerca è quella di una imperfezione che non si finisce mai di cercare. Picasso diceva "io non cerco, trovo", in realtà ha cercato tutta la vita.. Lui ha scritto una cosa di teatro che si chiama "Il desiderio preso per la coda" e noi facciamo un pezzo di questo, una specie di parole in libertà dove l'eros, il sesso è unito al cibo, lui lo scriveva e lo recitava insieme a Sartre, Camus, Marguerite Duras sotto le bombe a Parigi, facevano questi giochi tra loro nei sotterranei, una cosa stupenda!

Maestro, facili cassandre da sempre parlano di morte del Teatro e la evocano. Lei come immagina il Teatro del futuro?

Il Teatro del futuro lo immagino un teatro che si personalizza sempre di più, dove l'attore riacquista una centralità, l'attore artista però, l'attore creativo, non l'attore gregario come l'ha fatto diventare molta parte della regia, cosiddetta regia da stabile, il teatro ben ordinato, ben organizzato, ben fatto.. il teatro ben fatto in quel senso lì è morto, è morto da vent'anni.

Il nostro pubblico è fatto di tantissimi giovani ed aspiranti attori e attrici. Cosa si sente di dir loro?

Le scuole di Teatro così come sono concepite adesso non servono, le scuole ti insegnano l'ABC, non mi pare che servano, mi sembra che creano soltanto del teatro burattino..

Quindi il consiglio per chi voglia avvicinarsi al mondo del Teatro?

Bisogna che si scelga il proprio maestro, oppure che in qualche modo le scuole devono reinventarsi, le scuole non servono nel senso tradizionale del termine, ci vuole qualche cosa che liberi la genialità, la creatività delle persone, il teatro come mestiere, come se fosse uno che studia per geometra, mi sembra assurdo.. o è un'arte il teatro o non è niente!