Intervista all'attore e regista teatrale, maestro di Commedia dell’Arte

Luca Cairati

INTERVISTA A LUCA CAIRATI


1) Sig. Cairati, facili Cassandre evocano da sempre la morte del Teatro... come immagina il futuro del Teatro?

"È la materia stessa del Teatro ad essere sospesa tra eros e thanatos. È la sua forza ancestrale che fa sì che da millenni accompagna l’urgenza dell’uomo di comunicare e condividere le proprie paure e le proprie emozioni. Proprio per questo motivo il teatro è più vivo che mai e ha bisogno, come accade nelle migliori finzioni, di avere delle Cassandre che celebrano la sua finta morte."

2) Qual è, a Suo avviso, il male principale del Teatro italiano contemporaneo?

"Da una parte, purtroppo, è vero che si è respirata una certa autoreferenzialità nel teatro contemporaneo, smarrendo così la sua forza di comunicare e la concezione del pubblico come elemento fondamentale della messinscena, non solo accessorio. D’altro canto, però, il teatro contemporaneo ha saputo anche conciliare multilinguismo e multidisciplinarietà con una forza innovativa, che lascia ben sperare ad una nuova fase del teatro contemporaneo: una fase che sappia intercettare nuovi pubblici ed esplorare nuovi linguaggi scenici."

3) Cos'è per Lei il Teatro? Ci dia una Sua personalissima definizione

"Il teatro è un non luogo in cui tutte le cose che accadono hanno infinite conseguenze nel reale."

4) Lei è specializzato in Commedia dell'Arte: quanto essa si può considerare ancora attuale e da dove nasce la Sua fascinazione verso quest'espressione artistica?

"La mia fascinazione artistica verso la Commedia dell’Arte nasce da uno spettacolo del grande Leo de Berardinis, Il ritorno di Scaramouche, che ho avuto la fortuna di vedere al Teatro Franco Parenti nel 1994. Allora frequentavo l’Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e quello spettacolo mi folgorò letteralmente. Capii la forza travolgente della Commedia dell’Arte, la sacralità delle sue maschere e la matematica dei suoi congegni drammaturgici. Uscii dal teatro come un innamorato folle che non desidera far altro che entrare nuovamente in contatto con la sua amata, la Commedia. Da allora lavorai con Dario Fo, Eugenio Allegri, Carlo Boso, Antonio Fava e compresi sempre più l’attualità di questa grande arte scenica. La Commedia dovrebbe essere insegnata in tutte le accademie di teatro perché, non solo fa parte della nostra storia e della nostra cultura, ma – dal punto di vista pedagogico – permette di sviluppare tutte le tecniche sceniche che un attore deve studiare e approfondire. La Commedia dell’Arte, inoltre, fornisce le basi per comprendere e studiare le regole della drammaturgia, anche quella contemporanea."

5) Qual è stato l'incontro che ha segnato maggiormente la Sua carriera?

"Sicuramente l’incontro con Dario Fo è stato il più importante e stimolante. Sono uniche la sua incredibile energia e la forza travolgente di trasformare qualsiasi cosa in alto teatro: un teatro istintivo e potente che arriva direttamente alle pance degli spettatori. Un altro aspetto che ho amato di lui è senz’altro la sua inossidabile coerenza nella vita e nella scena."

6) Quali sono i temi da Lei prediletti nella Sua attività autorale?

"Sicuramente uno dei miei topoi è il viaggio come metafora di un percorso iniziatico, che si propone di entrare all’interno delle proprie profondità. Non a caso l’Odissea è uno dei miei testi preferiti, che più volte mi sono divertito a mettere in scena, con diverse versioni. Anche nel Tristano & Isotta, oltre all’intrigo alla fedeltà e all’infedeltà verso se stessi e gli altri, si respira il tema del viaggio declinato attraverso un percorso nelle diverse fasi dell’alchimia, capaci di collegare il conscio e l’inconscio del personaggio. Adoro creare delle commistioni tra il linguaggio poetico e il linguaggi comico, con riferimenti esoterici."

7) Quale consiglio darebbe ad un giovane attore o attrice?

"Sicuramente di frequentare un’accademia per imparare le regole fondamentali dell’arte scenica, successivamente di fare seminari e tanta pratica per dimenticare le regole stesse ed individuare una propria forma personale per esprimere la propria poetica."

8) Qual è il Suo sogno teatrale nel cassetto?

"Vorrei avere un cassetto gigante, perché sono molteplici i sogni che voglio ancora realizzare."