RENATO GABRIELLI

INTERVISTA AL DRAMMATURGO E SCENEGGIATORE

Cos’è per Lei il Teatro?

foto Renato Gabrielli

"Il teatro – inteso come esperienza di spettatore e pratica di scrittura e di scena – mi ha aiutato, con intensità e modalità diverse in diverse fasi della mia vita, a stare al mondo. Dunque sono felice di aver potuto studiare ed esercitare questa antica disciplina artigianale (e perfino, in rari e imprevedibili casi, artistica). Non credo però nell’esistenza di un Teatro con l’iniziale maiuscola. L’attuale frammentazione dei codici e degli stili non consente – almeno a me – di dare una definizione complessiva di Teatro che non suoni vaga e retorica. Il teatro-che-mi-piace, comunque, è anti-narrativo, nel senso che può contenere delle storie, ma non le racconta a scopo rassicurante, bensì le svuota, distorce, mette in dubbio. Destabilizza la nostra percezione ordinaria della realtà. E’ chiaro che, nel frattempo, ci intrattiene. Ma l’intrattenimento non basta. La narrazione, nemmeno. Qualora poi abbia intenti didascalici, mi ripugna. Se privo di una certa qualità spiazzante, uno spettacolo teatrale – sia pure “ben fatto” – mi interessa tanto quanto la contemplazione di una partita a bocce."

Quale pensa possa essere la funzione del Teatro nella società attuale?

"Si potrebbe ribaltare la questione, affermando che una delle funzioni della società è, o dovrebbe essere, consentire e favorire lo sviluppo di attività teatrali. Ma è il concetto stesso di “funzione” su cui mi vorrei soffermare. Ho l’impressione che negli ultimi decenni si sia diffusa un’idea socialmente “funzionale” di teatro. Moltissima gente lo pratica a livello dilettantistico, con finalità vuoi terapeutiche, vuoi di crescita individuale, vuoi di socializzazione. Ci sono numerose e importanti esperienze di teatro fuori dal teatro, per esempio nelle carceri, la cui utilità sul piano sociale è evidente. E’ uno sviluppo che, nel complesso, valuto positivamente; senonché, in parallelo, si sono drammaticamente ristretti gli spazi per le carriere professionali. Sta dilagando il lavoro gratuito o sottopagato, con sempre meno garanzie. Per farsi largo nel mondo del teatro è ormai necessario investire del denaro. Le nuove generazioni avvertono in modo molto pesante questo problema, che peraltro riguarda tutte le cosiddette professioni culturali. La prospettiva, se andiamo avanti così, è che quello del teatro diventi un hobby di massa e un mestiere per ricchi. Ciò non solo sarebbe ingiusto, ma rappresenterebbe un ulteriore indebolimento della nostra già spettrale democrazia."

Come descriverebbe l’essenza e la diversità dello scrivere per il Teatro?

"La necessità del rapporto con il qui-e-ora della scena, con la fisicità dell’attore, è croce e delizia della drammaturgia teatrale. Nulla è mai esattamente come ce lo si era immaginato, neppure quando si scrive, da attori-autori, per se stessi. Ogni processo di scrittura ha conseguenze imponderabili, e comporta in fondo un consegnarsi all’Altro, fuori e dentro di sé; scrivendo per il teatro, ciò si può avvertire nel corpo, attraverso i corpi. E’ molto emozionante, e talvolta pericoloso."

Che consigli darebbe ad un giovane drammaturgo?

"Osservare molto. Leggere molto. Andare spesso a teatro. Non aver paura di imitare chi si ammira. Non aver paura di chiedere consiglio a chi si ammira. Diffidare delle mode. Scegliersi i compagni di strada (registi, attori, ecc.) sulla base delle affinità e non delle convenienze. Rispettare ma non adulare i critici. Fare esperienze all’estero, senza però rinunciare all’Italia – alla lingua italiana. Dedicare a ogni copione il giusto tempo, che può essere molto, senza fretta o ansia da prestazione.

Sono gli stessi consigli che do a me stesso, drammaturgo attempato. Roba saggia, mi pare. Non sempre – è ovvio – riesco a seguirli."

Qual è il Suo sogno teatrale nel cassetto?

"Nel cassetto ora ho un testo, La donna che legge, che vorrei portare presto in scena. Ma spero proprio che non si tratti di un sogno. Volando un po’ più alto, mi piacerebbe veder nascere nella mia città, Milano, un teatro pubblico dedicato alla nuova drammaturgia, diretto da personalità competenti e indipendenti."