Intervista all'attore palermitano allievo di Luca Ronconi

Rosario Tedesco

ROSARIO TEDESCO


1) Facili Cassandre evocano da sempre la morte del Teatro... come immagina il futuro del Teatro?

Quando ero piccolo, a Palermo, andavo in bicicletta a giocare sul molo di Mondello. Con alcuni ragazzini più grandi c'era una sfida: correr con la bici, lungo il molo, fino a tuffarsi a mare volando a pedali! Alcuni non avevano proprio il coraggio; altri ancora non volevano rovinarsi la bici; altri con mia grande sorpresa, non ci pensavano un secondo e pedalavano già a tutta forza verso il mare. Di colpo calava uno strano silenzio, e quando il coraggioso volava, era lui l'unico a gettare un grido di battaglia. Una volta riemerso dall'acqua sorridente tutti a gridare di gioia e a ridere. Il futuro del teatro lo vedo, proprio così. Se non avremo la forza, la convinzione ed il coraggio di questo gioco da ragazzi, allora resteremo tutti sul molo a guardarci i piedi.

2) Qual è, a Suo avviso, il male principale del Teatro italiano contemporaneo?

Esser poco radicato nel suo tempo presente. Ma se il Teatro vorrà smetter di guardarsi l'ombelico, se vorrà dare più fiducia al pubblico e inizierà a smetter di pensare a se stesso come ad un museo, allora ci son ancora molte storie là fuori che attendono solo d'esser raccontate. Sia chiaro: questo sforzo, non lo devono fare solo gli attori, i registi ed il pubblico, bensì coloro che ricoprono i ruoli chiave della nostra politica e vita culturale. I ruoli decisionali. Nel senso che questo tentativo di radicamento nel tempo è già in atto, ma al tempo stesso da sempre relegato in un angolo, in fondo all'ordine del giorno; in una vera e propria condizione di fame. Non muore, ma non vive neppure, si barcamena, si industria: ecco il nostro è un tempo di "industriali". Il male è solo politico. Ora che è in atto un vero e proprio ricambio generazionale, speriamo anche in un diverso approccio metodologico e mentale.

3) Cos'è per Lei il Teatro? Ci dia una Sua personalissima definizione

Perché il teatro infatti è: Teatès: è una una parola sola per indicare pubblico e spettatori. C’è stato un tempo in cui queste due realtà non erano contrapposte, ma fuse; non su lati distinti di un edificio, bensì nel medesimo raggio d’azione, nel medesimo tempo. Una tale esperienza di condivisione mi è capitata con IL VICARIO di Rolf Hochhuth, che oltre a Genova (Teatro della Tosse: 26 gennaio 2016) e Monza (Teatro Binario 7: 13-14 Febbraio 2016) sarà in scena a Milano, al teatro dell’Elfo dal 18 al 28 febbraio 2016. Uno spettacolo che, parlando del silenzio della chiesa durante l’eccidio degli ebrei nella seconda guerra mondiale, in realtà metteva dolorosamente sul palco domande brucianti sulla nostra responsabilità, sul che cosa significa essere uomini: ieri, come oggi.

4) Qual è stato l'incontro che ha segnato maggiormente la Sua carriera?

Pina Bausch (il corpo): quando ho visto il suo spettacolo "Palermo Palermo" nel 1989, ho capito che volevo stare sul palco; Luca Ronconi (la parola) la scuola che ho fatto a Torino, la formazione, il teatro può essere qualsiasi cosa: un testo in versi dell’Ariosto, un testo scientifico, un romanzo di Gadda, il teatro non smette mai di porsi sfide impossibili; Cinzia Spanò, Marco Foschi, Enrico Roccaforte ed Annibale Pavone: il gruppo di attori ed amici di una vita teatrale, con cui lavoro dal 1999 al 2013, creando un caleidoscopio di visioni, dirette da Antonio Latella; IL VICARIO (scopro che il teatro non è solo capace di intrattenere, ma anche di trattenere; alle radici del teatro).

5) Quale consiglio darebbe ad un giovane attore o attrice?

Invece che fustigarti per ciò che hai sbagliato. Pensa sempre a ciò che puoi migliorare. E poi: esci fuori, vai a caccia di storie, da ascoltare, rubare e raccontale con parole tue! Mi è capitato, per esempio, di fare dei viaggi a piedi: "Il cammino di santjago" (836 km in 36 giorni); "Il vento nelle scarpe, a piedi lungo il Danubio" (1770 km, in 92 giorni, attraverso 6 paesi e 7 lingue); "Se dico Goethe" (su commissione del Goethe Institut di Roma, in 4 settimane faccio un mio personale viaggio in Italia, che racconto su Radio 2-Caterpillar e Radio Bremen in Germania). Durante questi cammini ho fatto esperienze ed incontri diversi che mi hanno messo a più direttamente a contatto con le persone; trovandomi naturalmente nella condizione di essere io, colui che viene scelto dagli altri perché sa raccontare delle storie. Radicandomi più in profondità nel mio essere attore, in una dimensione internazionale.

6) Qual è il Suo sogno teatrale nel cassetto?

Zodiac (un festival di teatro e non solo, dedicato ai viaggi e alle storie che da anni sono al centro delle prime pagine dei nostri giornali); Purezza & Pericolo (uno spettacolo da farsi in un grande luogo pubblico e di transito come, ad esempio, la stazione di Roma Termini); Il compleanno di Melissa (di Ken Ponzio, testo denuncia contro la pedofilia); La pianista (Jelinek, premio nobel 2004); To be or not to be (Lubitsch); Il grande capo (Lars Von Trier); Racconti Siciliani (Danilo Dolci).