Intervista all'attore e scrittore

Tony Laudadio

foto di Alessia della Ragione

INTERVISTA A TONY LAUDADIO


1) Facili Cassandre evocano da sempre la morte del Teatro... come immagina il futuro del Teatro?

"Il Teatro – come credo alcuna altra arte primordiale – non potrà mai morire, perché è espressione di una necessità insita nella natura profonda dell’umanità. Esattamente come dice il primo principio della termodinamica per l’energia, il Teatro non si crea né si distrugge ma può solo trasformarsi in altra forma. A mio parere proprio perché è espressione dell’energia dell’uomo. Dove porterà la trasformazione, naturalmente è un mistero. Come è sempre accaduto si adatterà alle forme della società: per i greci era una delle forme della democrazia, per gli elisabettiani era l’espressione massima dell’animo umano, nel novecento ha rappresentato tante società diverse e ha aiutato a costruire un’identità sociale nelle comunità. Come sarà nell’epoca globale, multimediale, incorporea? Non si può immaginare. Potrebbe essere una cantina, un luogo di resistenza, un posto dove si coltiva un’alternativa, il ritrovo di una minoranza, in attesa di un nuovo splendore. O la ripetizione pedissequa di vecchie forme – come accade un po’ nella lirica. Ma spesso mi trovo a considerare che certi eventi collettivi virtuali – dirette sui social, interazioni digitali, riprese in streaming – possano essere già la trasformazione del teatro che avviene davanti ai nostri occhi. Il principio di base, a mio parere, è la contemporaneità dell’evento: esso deve avvenire in condivisione totale tra chi lo propone e chi vi partecipa. Per il resto potrebbe valere tutto."

2) Qual è, a Suo avviso, il male principale del Teatro italiano contemporaneo?

"Raramente c’è una sola causa per un disastro. E dopotutto, considerato quanto espresso nella prima risposta, potrebbe non essere un disastro ma semplicemente una lenta trasformazione. Le responsabilità politiche sono un facile bersaglio, a mio parere, e ormai quasi solo retorico. Certo, si doveva fare molto di più e non si è fatto, ma il Teatro è sempre stato un’avanguardia. Il suo declino – o meglio le nuove forme che potrà prendere – è da considerare conseguenza e sintomo di una società. Ma forse l’aver trascurato l’aspetto territoriale del Teatro, il suo utilizzo come espressione di una comunità, questa sì, è una miopia che bisognerebbe correggere."

3) Cos'è per Lei il Teatro? Ci dia una Sua personalissima definizione

"È l’incontro tra un pazzo che crede di essere qualcun altro e una folla di pazzi che fanno finta di credergli."

4) Qual è stato l'incontro che ha segnato maggiormente la Sua carriera?

"Dovendo scegliere, quello con Toni Servillo, anche se ciò che siamo è l’insieme di troppe interazioni umane per poterne stabilire solo una."

5) Quale consiglio darebbe ad un giovane attore o attrice?

"Di essere ostinati."

6) Qual è il Suo sogno teatrale nel cassetto?

"Svuoto i miei cassetti regolarmente, per fortuna, di tutti i sogni accumulati."