AFORISMI, PENSIERI E FRASI CELEBRI SUL TEATRO

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Frasi sul Teatro

CITAZIONI SUL TEATRO


MESSAGGIO PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEL TEATRO

"È da 55 anni che ogni primavera si svolge la Giornata Mondiale del Teatro. Una giornata, cioè 24 ore che cominciano con il Teatro NO e Bunraku, passano per l’Opera di Pechino e il Kathakali, si soffermano tra la Grecia e la Scandinavia, vanno da Eschilo ad Ibsen, da Sofocle a Strindberg, poi passano tra l'Inghilterra e l'Italia, da Sarah Kane a Pirandello, e attraversano anche la Francia, tra gli altri, dove siamo noi e dove Parigi è ancora la città che accoglie il maggior numero di compagnie teatrali straniere in tutto il mondo. Poi le nostre 24 ore ci portano dalla Francia alla Russia, da Racine e Molière a Cechov, e poi attraversano l'Atlantico per finire in un campus della California, dove forse dei giovani reinventano il teatro. Perché il teatro risorge sempre dalle proprie ceneri. Non c’è convenzione che non si debba instancabilmente abolire. E’ così che il teatro resta vivo. Il teatro ha una vita rigogliosa che sfida lo spazio e il tempo, le opere teatrali più contemporanee si nutrono dei secoli passati, i repertori più classici diventano moderni ogni volta che li si mette in scena di nuovo.
Una Giornata Mondiale del Teatro non è ovviamente una giornata nel senso banale della nostra vita quotidiana. Essa fa rivivere un immenso spazio-tempo e per evocare lo spaziotempo vorrei citare un drammaturgo francese, tanto geniale quanto discreto, Jean Tardieu. Lo cito: "Per lo spazio, si chiede qual è il percorso più lungo da un punto ad un altro ... Per il tempo si suggerisce di misurare in decimi di secondo il tempo necessario a pronunciare la parola ‘eternità’ ”. Per lo spazio-tempo inoltre dice: “Fissate nella vostra mente prima di dormire due punti qualsiasi nello spazio e calcolate il tempo impiegato in sogno per andare da un punto all’altro”. E’ la parola ‘in sogno’ che mi resta. Sembrerebbe che Jean Tardieu e Bob Wilson si siano incontrati. Possiamo anche riassumere la nostra giornata mondiale del teatro ricordando ciò che Samuel Beckett fa dire a Winnie nel suo stile rapido : "Oh, anche questo sarà un altro giorno felice".
Pensando a questo messaggio, che ho l’onore di scrivere, mi sono ricordata di tutti questi sogni di tutte queste scene. Quindi non sarò sola in questa stanza UNESCO, tutti i personaggi che ho interpretato sul palco mi accompagnano, dei ruoli che si ha l’impressione di lasciare quando si finisce, ma che portano in voi una vita sotterranea, pronta ad aiutare o a distruggere i ruoli che seguiranno: Fedra, Araminta, Orlando, Hedda Gabbler, Medea, Merteuil, Blanche DuBois ….mi accompagnano anche tutti i personaggi che ho amato e applaudito come spettatrice. E lì io appartengo al mondo intero. Sono greca, africana, siriana, veneziana, russa, brasiliana, persiana, romana, giapponese, marsigliese, newyorkese, filippina, argentina, norvegese, coreana, tedesca, austriaca, inglese, proprio di tutto il mondo. La vera globalizzazione è qui.
Nel 1964, in occasione di questa giornata del teatro, Laurence Olivier annunciava che, dopo più di un secolo di lotte, era stato finalmente creato in Inghilterra un teatro nazionale, che egli aveva subito voluto che fosse un teatro internazionale, quantomeno nel suo repertorio. Sapeva che Shakespeare apparteneva a tutti nel mondo. Mi ha fatto piacere sapere che il primo messaggio di queste Giornate Mondiali del Teatro nel 1962 è stato affidato a Jean Cocteau, designato - non è vero?- in quanto autore di "un giro del mondo in 80 giorni ". Io ho fatto il giro del mondo in modo diverso, l'ho fatto in 80 spettacoli o in 80 film. Includo i film perché non faccio differenza tra recitare a teatro e recitare al cinema, cosa che sorprende ogni volta che la dico, ma è vero, è così. Nessuna differenza.
Parlando qui io non sono me stessa, non sono un'attrice, sono solo una delle tante persone grazie alle quali il teatro continua ad esistere. È un po’ il nostro dovere. E il nostro bisogno. Come dire: noi non facciamo esistere il teatro, ma è piuttosto grazie a lui che esistiamo. Il teatro è molto forte, resiste, sopravvive a tutto, alle guerre, alle censure, alla mancanza di denaro. Basta dire "la scenografia è una scena nuda di un’epoca indefinita" e far entrare un attore. O un’attrice. Che cosa farà? Che cosa dirà? Parleranno? Il pubblico aspetta, lo saprà, il pubblico senza il quale non c'è teatro, non lo dobbiamo mai dimenticare. Una persona nel pubblico è un pubblico. Anche quando non ci sono troppe sedie vuote! Tranne per Ionesco ... Alla fine la Vecchia dice: "Sì, sì moriamo in gloria ... Moriamo per entrare nella leggenda ... Almeno avremo la nostra strada ..."
La Giornata Mondiale del Teatro esiste da 55 anni. In 55 anni sono l'ottava donna a cui viene chiesto di scrivere il messaggio, anche se non so se la parola “messaggio” sia appropriata. I miei predecessori ( il maschile è d’obbligo!) parlano di teatro d’immaginazione, di libertà, di origine, hanno evocato il multiculturalismo, la bellezza, le domande senza risposte… Nel 2013, solo quattro anni fa, Dario Fo diceva: “La sola soluzione alla crisi è sperare che contro di noi e soprattutto contro i giovani che vogliono apprendere l’arte del teatro si organizzi una forte caccia alle streghe: una nuova diaspora di commedianti che senz’altro, da quella imposizione, sortirà vantaggi inimmaginabili per una nuova rappresentazione”. Ivantaggi inimmaginabili è una bella formula degna di figurare in un programma politico, no? Poiché sono a Parigi poco tempo prima di un’elezione presidenziale, suggerisco a coloro che sembrano aver voglia di governarci di fare attenzione ai vantaggi inimmaginabili apportati dal teatro. Ma nessuna caccia alle streghe!
Il teatro per me è l’altro, il dialogo, l’assenza di odio. L’amicizia tra i popoli, non so bene che cosa significhi, ma credo nella comunità, nell’amicizia tra gli spettatori e gli attori, nell’unione di tutti quelli che il teatro riunisce, quelli che scrivono, che traducono, quelli che lo illuminano, lo vestono, lo decorano, quelli che lo interpretano, quelli che lo fanno, quelli che ci vanno. Il teatro ci protegge, ci dà rifugio… Sono convinta che ci ama… tanto quanto noi l’amiamo…Mi ricordo di un vecchio direttore di scena all’antica, che prima di sollevare il sipario, dietro le quinte, diceva ogni sera con voce ferma: “Spazio al teatro!”. Questa sarà la parola finale."
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FRASI D'AMORE: LE PIÚ BELLE CITAZIONI D'AMORE TRATTE DA LIBRI

"C’è bisogno del Teatro? Lo chiedono migliaia di operatori teatrali delusi e milioni di spettatori annoiati. Perché ne abbiamo bisogno? In anni in cui la scena è così insignificante al confronto con ciò che succede nelle piazze delle città e nelle regioni ove si consumano le vere tragedie della vita. Cosa è per noi il Teatro? Palchi dagli stucchi dorati, poltrone di velluto, quinte polverose, voci impostate; ovvero, al contrario, scatole nere, imbrattate di sporcizia e di sangue, ammassi di corpi rabbiosi e nudi. Cosa può dire il Teatro? Tutto! Il Teatro può dire tutto. Sia come gli dei vivono nei cieli; come i reclusi languiscono nelle grotte; come la passione può elevare e l’amore distruggere; come non ci sia spazio per i buoni, e regni l’imbroglio; come ci sia gente che vive nella sua casa, mentre dei bambini vivono nei campi profughi, e altri sono ricacciati nel deserto; come ci si separi dai propri cari. Il Teatro può parlare di tutto ciò. Il teatro è sempre stato e ci sarà per sempre. Nei prossimi cinquanta, settanta anni, il Teatro sarà particolarmente necessario. Perché, di tutte le arti rivolte a un pubblico, è solo il Teatro che passa da bocca a bocca, da occhio a occhio, da mano a mano, da corpo a corpo. Il Teatro non ha bisogno di un intermediario fra persona e persona. È una parte trasparente dell’universo, né sud, né nord, né oriente, né occidente. Brilla di luce propria, da tutte e quattro le direzioni, immediatamente comprensibile da chiunque, nemico o amico. C’è bisogno di ogni specie di Teatro. E fra le molte e diverse forme di teatro, quelle arcaiche saranno le più richieste. Il teatro rituale non ha bisogno di contrapporsi a quello delle civiltà avanzate. La cultura secolare sta perdendo la sua funzione; la cosiddetta informazione culturale subentra di soppiatto alle realtà semplici, ci impedisce di incontrarle. Il Teatro è aperto. L’ingresso è libero. Al diavolo i gadget e i computer: andate a teatro, occupate le file in platea e in galleria, porgete orecchio alla parola e osservate attentamente le immagini viventi. Davanti a voi c’è il Teatro, non consentite che la vostra vita frenetica lo trascuri. C’è bisogno di Teatro di ogni genere. E solo di un certo Teatro non c’è bisogno: il Teatro dei giochi politici, della trappola politica, il Teatro dei politici, della politica; il Teatro del terrore quotidiano, singolo o collettivo; il Teatro dei cadaveri e del sangue sulle piazze e nelle strade, nelle capitali e nelle province, fra religioni ed etnie." -

"I veri maestri del teatro è più facile trovarli lontano dal palcoscenico. E in genere non hanno alcun interesse per il teatro come macchina che replica convenzioni e che riproduce cliché. I veri maestri del teatro cercano la fonte pulsante, le correnti viventi che tendono a oltrepassare le sale di spettacolo e le folle di persone curve a copiare un mondo o un altro. Noi copiamo, invece di creare mondi che si concentrino o che dipendano da un dibattito con il pubblico, dalle emozioni che si gonfiano sotto la superficie. Ma in realtà non vi è nulla che possa rivelare le passioni nascoste meglio del teatro. Il più delle volte mi rivolgo alla prosa per avere una guida. Giorno dopo giorno mi trovo a pensare a scrittori che quasi cento anni fa, hanno descritto profeticamente, ma anche in maniera misurata, il declino degli dei europei, il crepuscolo che ha immerso la nostra civiltà in un buio che deve ancora essere illuminato. Penso a Franz Kafka, Thomas Mann e Marcel Proust. Oggi vorrei anche includere John Maxwell Coetzee in quel gruppo di profeti. Il loro senso comune della inevitabile fine del mondo- non del pianeta, ma del modello delle relazioni umane- e dell’ordine sociale e del suo sconvolgimento, è di grande attualità per noi qui e ora. Per noi che viviamo dopo la fine del mondo. Che viviamo davanti a crimini e conflitti che scoppiano ogni giorno in nuovi luoghi, persino più velocemente di quanto i media onnipresenti non riescano a seguire. Questi incendi diventano rapidamente noiosi e spariscono dalle cronache, per non tornare mai più. E ci sentiamo impotenti, inorriditi e circondati. Non siamo più in grado di innalzare torri, e i muri che ostinatamente costruiamo non ci proteggono da niente - al contrario, essi stessi chiedono una protezione e una cura che consumano gran parte della nostra energia vitale. Non abbiamo più la forza per cercare di intravedere ciò che sta oltre il cancello, al di là del muro. E questo è esattamente il motivo per cui il teatro dovrebbe esistere e il luogo dove dovrebbe cercare la sua forza. Per gettare uno sguardo laddove è vietato guardare. “La leggenda cerca di spiegare ciò che non può essere spiegato. Poiché è radicato nella verità, deve finire nell’inspiegabile “- così Kafka descrive la trasformazione della leggenda di Prometeo. Sento fortemente che le stesse parole dovrebbero descrivere il teatro. Ed è quel tipo di teatro, che è radicato nella verità e che trova la sua fine nell’inspiegabile, che auguro a tutti i suoi lavoratori, quelli sul palco e quelli tra il pubblico, e lo auguro con tutto il mio cuore." -

"Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. Sotto gli alberi in piccoli villaggi, o sui palcoscenici ipertecnologici delle metropoli globalizzate; negli atri delle scuole, nei campi e nei templi; nei quartieri poveri, nelle piazze urbane, nei centri sociali, nei seminterrati, le persone si raccolgono per condividere gli effimeri mondi del teatro, che noi creiamo per esprimere la complessità umana, la nostra diversità, la nostra vulnerabilità, nella carne vivente, nel respiro e nella voce. Ci riuniamo per piangere e ricordare, per ridere e riflettere, per imparare, annunciare e immaginare; per meravigliarci dell’abilità tecnica e per incarnare gli dei; per riprendere fiato collettivamente di fronte alla nostra capacità di bellezza, compassione e mostruosità. Veniamo per riprendere energia e rafforzarci; per celebrare la ricchezza delle nostre differenti culture e dissolvere i confini che ci dividono. Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. Nato dalla comunità, indossa le maschere e i costumi delle nostre diverse tradizioni; rinforza le nostre lingue, i nostri ritmi e gesti, e si fa spazio in mezzo a noi. E noi, gli artisti che lavoriamo con questo spirito antico, sentiamo il dovere di trasmetterlo attraverso i nostri cuori, le nostre idee e i nostri corpi per rivelare le nostre realtà in tutta la loro mondanità e nel loro splendente mistero. Ma in quest’epoca in cui milioni di persone lottano per sopravvivere, soffrono sotto regimi oppressivi e un capitalismo predatore, o sfuggono conflitti e miseria; in quest’epoca in cui la nostra vita privata è violata da servizi segreti e le nostre parole sono censurate da governi invasivi; in cui le foreste vengono distrutte, le specie sterminate e gli oceani avvelenati: che cosa ci sentiamo in dovere di rivelare? In questo mondo di potere ingiusto, nel quale diversi ordini egemoni cercano di convincerci che una nazione, una razza, un genere, una preferenza sessuale, una religione, una ideologia, un contesto culturale è superiore a tutti gli altri, come si può sostenere che le arti debbano essere svincolate dalle agende sociali? Noi, gli artisti delle arene e dei palcoscenici, ci stiamo conformando alle domande asettiche del mercato, oppure stiamo afferrando il potere che abbiamo: per fare spazio nei cuori e nelle menti della società, per raccogliere le persone attorno a noi, per ispirare, incantare e informare, e per creare un mondo di speranza e di sincera collaborazione?" -

"Tempo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese. Oggi gli attori e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze teatri e pubblico, tutto a causa della crisi. I governanti quindi non hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né platee a cui rivolgersi. Al contrario, durante il Rinascimento in Italia chi gestiva il potere doveva darsi un gran da fare per tenere a bada i commedianti che godevano di pubblico in quantità. E’ noto che il grande esodo dei comici dell’arte avvenne nel secolo della Controriforma, che decretò lo smantellamento di tutti gli spazi teatrali, specie a Roma, dove erano accusati di oltraggio alla città santa. Papa Innocenzo XII, sotto le assillanti richieste della parte più retriva della borghesia e dei massimi esponenti del clero, aveva ordinato, nel 1697, l’eliminazione del teatro di Tordinona, il cui palco, secondo i moralisti, aveva registrato il maggior numero di esibizioni oscene. Ai tempi della Controriforma, il cardinale Carlo Borromeo, operante nel Nord, si era dedicato a una feconda attività di redenzione dei “figli milanesi”, effettuando una netta distinzione tra arte, massima forza di educazione spirituale, e teatro, manifestazione del profano e della vanità. In una lettera indirizzata ai suoi collaboratori, che cito a braccio, si esprime pressappoco così: “Noi, preoccupati di estirpare la mala pianta, ci siamo prodigati, nel mandare al rogo i testi con discorsi infami, di estirparli dalla memoria degli uomini e, con loro, di perseguire anche coloro che quei testi divulgarono attraverso le stampe. Ma, evidentemente, mentre noi si dormiva, il demonio operava con rinnovata astuzia. Quanto più penetra nell’anima ciò che gli occhi vedono, di ciò che si può leggere nei libri di quel genere! Quanto più la parola detta con la voce e il gesto appropriato gravemente ferisce le menti degli adolescenti e delle giovani figliole, di quanto non faccia la morta parola stampata sui libri. Urge quindi togliere dalle nostre città i teatranti come si fa con le anime sgradite”. Perciò l’unica soluzione alla crisi è sperare che contro di noi e soprattutto contro i giovani che vogliono apprendere l’arte del teatro si organizzi una forte cacciata: una nuova diaspora di commedianti che senz’altro, da quella imposizione, sortirà vantaggi inimmaginabili per una nuova rappresentazione" -

"Teatro è guardare vedendo" -

"Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti... E' lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui." -

"Il teatro non è indispensabile. Serve ad attraversare le frontiere fra te e me." -

"Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso.." -

"Amo il cinema, ma ho bisogno del palcoscenico. Chiedetevi cosa vuole un attore dal teatro: vuole che quando prende una pistola e spara i vostri cuori abbiano un sussulto. E quando muore vuole che soffriate perché non potrete più vederlo fino alla sera seguente. Chiedetevi ora cosa vuole il pubblico. La gente ha bisogno di commuoversi, la vita spesso non ha scopo. Si svolge ovunque arbitrariamente di nascosto. Ma a teatro ogni azione buona o cattiva ha le sue conseguenze. Il teatro ha la forza del presente, è mentre sta accadendo, è vivo e in vista ed ha bisogno di una cosa sola: della vita. Per questo la vita ha bisogno del teatro. E sarà sempre così." -

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"Un bravo attore non fa mai la sua entrata prima che il teatro sia pieno." -

"Sono entrato nel teatro perché, lo confesso, non c'è nulla di imbarazzante, sono stato sempre grasso, ero l'ultimo a correre, e sul palcoscenico ho trovato che potevo essere tutto quello che da ragazzo non potevo creare nella vita: potevo essere giovane, bello, alto, magro. Il palcoscenico è quel luogo magico dove un semplice può fare un dittatore, un incolto può fare un poeta. Lì è cominciato il mio amore per il teatro." -

"Il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco" -

"...io so e non so perché lo faccio il teatro ma so che devo farlo, che devo e voglio farlo facendo entrare nel teatro tutto me stesso, con quello che sono e penso di essere e quello che penso e credo sia vita. Poco so, ma quel poco lo dico..." -

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"La decisione di dedicare ogni anno una giornata mondiale al teatro potrebbe far pensare a una sua crisi. C’è dunque bisogno di una celebrazione? Non si può parlare mai di crisi in senso assoluto delle forme creative: forse di rotazione, sia per i movimenti politici o ideologici della storia, sia per le “distrazioni” che allontanano l’uomo dai suoi problemi esistenziali. Il teatro, in ogni tempo, è stato il riflesso della vita contemporanea — è inutile ricordare i Greci — e per questo di volta in volta cade nelle riserve della censura. Oggi la cronaca dell’uomo non interessa soltanto il suo interno, la psicologia o le discordanze della psiche, la incomunicabilità o meno delle deboli ombre del suo pensiero, ma soprattutto l’urto fra i diversi modi di ordinare la vita, quando questa possibilità gli fosse data da una pace ragionata fra i popoli, che metta le sue radici anche nelle divisioni di razza e sui diritti dell’uomo. L’invito a teatro in questa giornata non dovrebbe essere provvisorio, temporaneo, ma convincere la nuova generazione (aggrappata alle prospettive spettacolari dello sport o alla dispersa vibrazione vocalica delle canzoni) che solo nel teatro troverà il dialogo che definisca la sua probabile sorte fisica. La guerra non è alle nostre spalle, ma proprio nei nostri gesti quotidiani. E qui l’uomo va fermato e avvertito: e non nel segno della speranza, ma attraverso la certezza della sua forza spirituale e civile. Il teatro presume di continuare questo aperto dialogo millenario dell’uno, non contro l’altro, ma per l’altro, vicino o straniero alla sua lingua e al suo costume." -

"Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti." -

"Il teatro è un po’ come partire ogni anno per un piccolo servizio militare: mi piace fare uno spettacolo di alta qualità nel corso di tutte le repliche, da Roma fino all’ultima provincia nel nostro paese." -

"Sei giovane, sei già stato per alcuni anni in teatro, oppure sei figlio di gente di teatro; o hai fatto il pittore per qualche tempo, ma poi hai sentito il desiderio del movimento; oppure sei un operaio. Forse hai bisticciato coi genitori a diciott’anni, perché volevi darti al teatro ed essi erano contrari. Forse ti hanno chiesto perché volevi darti al teatro, e tu non hai potuto fornire una risposta ragionevole, poiché ciò che volevi fare nessuna risposta ragionevole può spiegarlo: volevi volare. Forse avresti fatto meglio a dire “Voglio volare”, anziché pronunciare quelle parole spaventose: “Voglio darmi al teatro”." -

"E' un mezzo per giocare alla vita, diventarne il regista e conoscerne la fine. E' un modo di vedersi nello spazio da diversi punti di vista e sapere cosa si aspetta da noi l'altro, lo spettatore. E' essere ricettivi, avere delle strategie... coscienti che il minimo gesto è pronto a esplodere e contiene tante possibili interpretazioni quanti sono gli spettatori. E' cambiare ruolo, truccarsi, trasformarsi senza sosta. E' non giudicare, non attendere, non sperare, essere nell'intensità dell'azione e del personaggio anche se ha torto. E' giocare la vita, interpretarla, perché la sola certezza è la morte" -

""Mi sembra che il teatro stia sopravvivendo nelle catacombe. Oggi, la catacomba, è il modo per affermare, con grande difficoltà, una fede. Se il teatro non ha fede, se si preoccupa solo del risultato immediato, se non è capace di fermarsi e resistere [..] il teatro è destinato a perdersi." -

"Cosa farne del teatro? La mia risposta, se debbo tradurla in parole, è: un’isola galleggiante, un’isola di libertà. Derisoria, perché è un granello di sabbia nel vortice della storia e non cambia il mondo. Sacra, perché cambia noi." -

"Fosse anche, come si dice, che il teatro è destinato a sparire, ci tocca dare luce al tramonto. Sarebbe comunque un privilegio, glorificare il momento del tramonto, così vicino al buio." -

"Il teatro è fare l'artista in modo onesto, il luogo dove ricaricarmi, ritrovare energia, motivazioni, contenuti." -

"Ho imparato a conoscere il mondo attraverso il teatro. Da adolescente ero completamente chiuso su me stesso. Poi facendo il regista, non l'attore, ho imparato a conoscere gli altri e me stesso." -

"Il mio mezzo espressivo è il teatro perchè ha a che fare con l’immediatezza, con la creazione nell’istante, con l’atto che muore nello stesso momento in cui si compie, con la perdita e l’illogicità di un luogo, di un tempo, con l’irripetibilità della storia che si evolve o si involve ogni sera in maniera diversa." -

"Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita." -

"Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata. E perché? Perché essa è, insieme, scritta e pronunciata. È scritta, come la parola di Omero, ma insieme è pronunciata come le parole che si scambiano tra loro due uomini al lavoro, o una masnada di ragazzi, o le ragazze al lavatoio, o le donne al mercato - come le povere parole insomma che si dicono ogni giorno, e volano via con la vita." -

"Il teatro è un non-luogo, non è un edificio, non è il Quirino, non è il Valle, non è l’auditorium di Via della Conciliazione. E’ quando si spegne la luce, è il buio e i cantori erano ciechi per questo. Parlare parole incomprensibili perché la gente non deve andare al teatro e riconoscersi, “…guarda, hanno le corna come noi, fanno proprio tale e quale a noi”, no non c'entra il “tale e quale”. Il teatro è questo buio perché non è il senso, è l’abbandono dello spettatore." -

"Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte" -

"Al teatro che esiste oggi manca il carattere di avvenimento. Andando a teatro vediamo solo ciò che sta avvenendo sul palcoscenico. A me non basta." -

"Il teatro è un fatto decisamente politico, non è possibile pensarlo altrimenti. Abbiamo una forte connotazione estetica, questo non significa che non vogliamo scardinare certi sistemi. La finzione è qualcosa di terribilmente stucchevole e inappropriata per fare teatro, e gli attori sono spesso la cartina di tornasole di un paese allo sfascio. Molti scelgono di fare questo lavoro per poter essere chiunque altro da sé. Il nostro lavoro è svelarli anche a loro stessi." -

"Perché il teatro? Perché è l’arte più rappresentativa dell’uomo in quanto immutabile, perché in fondo il teatro è sempre lo stesso: attraversa questo vuoto, questo continuo riecheggiare, trasformando di volta in volta l’ambiente che ha intorno, per cui cambiano lo scenario, i costumi, le sonorità, le voci, ma l’elemento costante dell’attore, della presenza umana in scena, rimane. E questo elemento a affascinarmi: il teatro è l’arte più eversiva, non può essere piegato da nessun mezzo di comunicazione, da nessun intervento tecnologico." -

"Amo il teatro perchè mi ripugnano le illusioni" -

"Nel teatro fuori moda del nostro tempo il corpo viene sempre più rinchiuso in uno stato di reificazione. Ci dobbiamo ribellare perché stiamo combattendo per le nostre vite. Nel teatro fuori moda, seduti immobili e in silenzio nel buio, il processo di atrofizzazione si intensifica. Il teatro del prossimo sviluppo degli esseri umani dovrà dirigersi verso la creazione di condizioni in cui il pubblico possa sentire fisica-mente se stesso, esaminare il suo essere, il suo particolare essere fisico, il suo corpo sacro, individualmente e collettivamente." -

"A me non può sfuggire, come non può sfuggire a nessuno, che insieme a tanti miei colleghi sto facendo teatro in un momento in cui il teatro è in una posizione di assoluta difficoltà, forse la più difficile. Le crisi ci sono sempre state, è vero, ma adesso la gente ha molte altre cose da fare invece di andare a teatro. Una volta il problema era il ricambio, l’avvicendarsi delle generazioni, ma non c’erano altri stimoli. Ora ce ne sono tantissimi. Allora ho sentito la necessità di far camminare parallelamente alla messinscena di un testo, sempre, durante gli spettacoli, una riflessione sul perché si fa il teatro, sul teatro in sé, come valore. Se facciamo riferimento a quello che dicevo prima, alla fascinazione del Living, per esempio, io ho cominciato a fare teatro sulla spinta di una serie di artisti - e cito Beck per non citarne tanti altri - che hanno rotto con la convenzione del teatro, che l’hanno distrutta, portando il teatro da un’altra parte. Se oggi il teatro è in grossa difficoltà, è anche perché quella convenzione, quell’aspetto sostanziale del teatro che è la convenzione, non c’è più. Il pubblico, e soprattutto le nuove generazioni, non sono più disposte a credere che un attore sul palcoscenico abbia fatto in precedenza un lavoro, e che questa sera stia facendo un ulteriore lavoro per farti credere di essere un altro, con le tecniche e nei modi più vari, chi scegliendo l’immedesimazione, chi lo straniamento, eccetera..." -

"La tv è divertente, ma in teatro si sente il respiro della gente e la libertà del palcoscenico." -

"È difficile effettivamente far spegnere in sala gli Iphone, praticamente impossibile. Ma io tengo duro, insisto e secondo me a forza di insistere la gente si stanca di distrarsi continuamente e va a finire che casca nella mia trappola. La mia trappola è il teatro, come riflesso dell’umanità... Bisogna fare il teatro nell’entroterra del proprio io, questo è il mio consiglio, gridare forte la propria voce dal basso, da uno scantinato, da un vicolo buio… farlo con tutta la forza di cui si è capaci." -

"Il teatro non deve far altro che cercare, che ascoltare questa macchia di sangue, questo grumo di sangue, questo lacerto umano, entrarci dentro, perché non può stare fuori, mescolarsi con lui e pregarlo, supplicarlo attraverso tutto quello che è possibile dalla preghiera all’abbraccio, all’insulto, al coito." -

"Il teatro non può assumere una dimensione di élite, in questo mi sento molto vicino a Brecht: il teatro deve avere una dimensione popolare deve arrivare alla gente, altrimenti ha in sé qualcosa di malato, altrimenti genera un complesso d’inferiorità rispetto agli attori." -

"Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza." -

"Non dimenticate che nel mestiere di attore solo i primi trent'anni sono duri." -

"Quando qualcuno mi chiede un consiglio su come si fa a fare il regista, gli rispondo: ‘Si convince una compagnia che si è dei registi’ " -

"Un popolo che non aiuta e non favorisce il suo teatro, se non è morto, sta morendo" -

"Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male" -

"Da dove può venire il rinnovamento? Da gente scontenta della situazione del teatro normale e che si assuma il compito di creare teatri poveri con pochi attori, "compagnie da camera" [...] oppure da dilettanti che lavorando al margine del teatro professionista, da autodidatti siano arrivati ad uno standard tecnico di gran lunga superiore a quello richiesto nel teatro dominante; in una parola, pochi matti che non abbiano niente da perdere e che non temano di lavorare sodo." -

"Io credo che si reciti solo nella vita, mentre nell'arte si persegue solo la verità." -

"La domanda che bisogna cercare di soddisfare sera per sera, quando sei sul palcoscenico, di fronte al pubblico che ti guarda, non è "Che cosa sta facendo quello sul palcoscenico?", né "Come lo sta facendo?", ma "Chi è quello sul palcoscenico?". Va proposta con assoluta chiarezza anche una scelta che è di vita. Quanta gente oggi va a teatro con questa disponibilità a credere che qualcuno ha deciso di andare là sopra, sottraendo altre ipotesi alla propria vita e cercando di sintetizzarla in quello spettacolo? Questo è il valore fondamentale del teatro, che ne fa un’arte così particolare: se ne perdi la consapevolezza, il teatro non si dà. Io faccio teatro perché il teatro mi risolve la vita nel momento stesso in cui me la complica. Il mio rapporto con il teatro, con i personaggi, è una terapia." -

"L'arte, ragazzi miei, sta nell'essere se stessi fino in fondo" -

"Ogni dramma inventato riflette un dramma che non s’inventa." -

"Ancora non ho capito che cos’è il teatro, se non mettersi davanti alla domanda come davanti a un rebus da risolvere. Creare e distruggere fino a quando resta qualcosa che sopravvive da consegnare allo spettatore. Sapendo che niente è scontato, come tra due amanti: non sai mai quale sarà la temperatura del loro incontro." -

"Il teatro resiste come un divino anacronismo." -

"L’atto d’amore che si compie in teatro fra scena e pubblico non sopporta contraccettivi." -

"Il mondo degli attori di prosa mi stupisce e mi affascina, mi piacerebbe entrarci almeno una volta, guidato da qualcuno che sapesse farmelo fare. Però io appartengo a un’altra forma di teatro: come altri, cerco di ripristinare il teatro musicale. Credo che il teatro sia sempre stato canto e musica, credo che la tragedia greca fosse questo, noi che abbiamo ancora conosciuto il mondo popolare lo capiamo. Alla Vucciria, a Palermo, la gente non parla: anche per comunicare, canta. La prosodia è il risultato di una progressiva sottrazione al linguaggio: ha eliminato dal modo di esprimersi gli aspetti sporchi, violenti, però straordinariamente poetici... E’ il risultato di una morale che diventa moralismo: "Non si grida, non si fa questo, non si fa quest’altro", e pian piano si arriva al teatro borghese... Nel teatro shakespeariano la si sente ancora, questa forza del linguaggio, anche se spesso diventa manieristico; ma gli attori inglesi Shakespeare non lo recitano, lo cantano." -

"Tutto il teatro sarà in crisi finché si continuerà a credere che il teatro sia un raduno mondano, dove andare ad assistere alle recite con gli attori imparruccati che imparano a memoria i testi di chissà chi. Il teatro come lo si intende normalmente è un loculo, ed io non ho mai fatto quel teatro... Il teatro è uno spettacolo scandaloso, com’è scandalosa ogni cosa divina. E’ il mio testamento, non solo artistico ma anche privato. Il resto è nulla, non ci sarà nient’altro. Se non il buio sul teatro." -

"Il teatro è come il burro: o è di primissima qualità o sa di margarina. E oggi c’è molta margarina in giro." -

"Il teatro va fatto: meno si parla e meglio è." -

"Il teatro è un’oasi di libertà, è democrazia." -

"Quello che viene definito “Teatro” con la maiuscola è un po’ in ritardo sulle altre arti e sulle attese dei giovani ma anche sulla stessa realtà. A volte ho la netta sensazione che l’ambiente del teatro sia un mondo a parte, e questo da quando è stato un po’ emarginato. Non è stato più il centro dove si raccontava il mondo, ha assunto atteggiamenti sempre più snobistici verso la realtà. Ebbene, se il teatro non è più al centro del mondo non è però il caso di emarginarlo ulteriormente. Va, rivendicata, credo, la sua importanza vitale per la società civile, perché è un luogo dove si incontrano persone vive, che vivono delle esperienze irripetibili, che non sono paragonabili alla televisione o quant’altro." -

"Bisogna educare al teatro le nuove generazioni, non lasciarle in balia della tv e dei videogiochi, educarle all'amore per le arti sceniche, portare il teatro nelle scuole, organizzare laboratori.. Se il teatro lo si fa, difficilmente non ce ne s'innamora.." -

"Il teatro tragico ha l’enorme inconveniente morale di dare troppa importanza alla vita e alla morte." -

"Comunicazione è la vera ragione del teatro, avere la capacità di captare il silenzio, che realizza una partecipazione miracolosa." -

"Il teatro non è un’ opera d’arte chiusa, è assolutamente aperta. Il teatro nasce davanti al pubblico, fa la nascita di sé ogni sera e quindi come va questa nascita dipende molto dal pubblico. Il pubblico non può determinare in maniera compiuta un cambiamento di significato dal punto di vista della struttura testuale del lavoro, ma il modo in cui lo accoglie cambia la circolazione di energia sociale che lo spettacolo produce. Quando si parla di energia sociale in circolazione o, meglio ancora, di energia sociale nei testi, non si può non riferirsi al teatro. A teatro l’energia sociale non è in circolazione soltanto dal testo, o nel testo, verso la platea, ma anche dalla platea verso il palcoscenico e così facendo, cambia segno, cambia importanza, si amplifica o si riduce in parte e modifica lo spettacolo alle porte di chi lo accoglie." -

"In tempi come quelli che stiamo vivendo, il teatro diventa una forma di resistenza." -

"Il teatro è l’unica possibilità che ho io: personalmente starei in teatro dalla mattina alla sera, vi mangerei e dormirei dentro. Non riesco a trovare altre motivazioni. Ultimamente quello che mi fa imbestialire è l’impossibilità di questo uso totale, di questo rapporto totale con il proprio lavoro. C’è una tale sproporzione con la gran massa di offerte, di distrazioni, di incontri, di relazioni fra linee, spettacoli, gruppi, istituzioni. Se mi garantissero la possibilità di lavorare quarant’anni in un unico luogo, decidendo con criteri miei i tempi di lavoro e tutto il resto, lo farei. Ma questo mi è impedito: sono invece costretto a uscire fuori dal teatro, perché il luogo non è mio, e non è mio il tempo che vi è contenuto. Non bisognerebbe mai garantire a un attore di andare in scena, fino all’ultimo momento: se fosse per me, il rapporto sarebbe diversissimo, sarebbe un processo esistenziale: finché non si trova il punto esatto della relazione, non si va in scena." -

"Il Teatro è un grande strumento di educazione dell’anima." -

"Se il teatro ha una funzione è quella di rendere la realtà impossibile. Non mi interessa la riproduzione della realtà sulla scena. Mi interessa al contrario difendere la scena dalla realtà, portare in scena un'altra dimensione, un altro spazio, un altro tempo. Nell'ottenere questa distanza dalla realtà, c'è una sorta di godimento, un vero e proprio divertimento. Si tratta di togliere gli spettatori dalla realtà in cui vivono per fargliene vedere un'altra." -

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